Sono molto importanti le parole di Roxana Roman, la titolare del bar Roxy alla Romanina; parole che suonano come un appello davvero prezioso rivolto a tutti i cittadini finiti nelle morse del malaffare e che devono farsi coraggio perché denunciare è l’unico modo per uscire da situazioni spesso senza ritorno. Il bar di via Barzilai è il locale salito all’onore delle cronache in occasione delle aggressioni riservate ad una signora invalida civile e al barista da parte di appartenenti alle famiglie Casamonica e Di Silvio, ora a processo con l’accusa di vari delitti aggravati dalla specifica del metodo mafioso. “La questione non è il pizzo. Il rispetto mafioso viene dalla paura e [queste persone] se lo guadagnano con l’arroganza e la violenza”, dice Roxana, intervistata da Salvatore Giuffrida su Repubblica Roma.
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“Il problema è che spesso le istituzioni non funziona e le persone si rivolgono ai Casamonica per un prestito, un lavoro o favoritismi”, continua Roxana: “Io sono stata fortunata: nessuno mi ha mai chiesto il pizzo e i parenti mi hanno prestato i soldi per il bar. Ora i miei figli devono poter crescere qui, senza paura, da italiani, in quello che è il loro paese”; ancora, la denuncia di Roxana è servita “a far capire che i Casamonica, i Di Silvio e quelli come loro non valgono niente se le persone reagissero”. I titolari del bar e la donna aggredita sono difesi nel processo dagli avvocati dell’Ambulatorio Antiusura ONLUS, Ong iscritta alla Fai – Federazione Antiracket Italiana con sede presso la Confcommercio di Roma.